Un'altra donna by Jennifer Guerra

Un'altra donna by Jennifer Guerra

autore:Jennifer Guerra [Guerra, Jennifer]
La lingua: ita
Format: epub
editore: UTET
pubblicato: 2023-04-21T10:00:00+00:00


Intermezzo: guerra

Prima vale però la pena tornare sul famoso documento del rabbino e sulle parole di papa Benedetto. Come si è detto, per un papa non è inusuale conoscere gli argomenti di cui si dibatte nel femminismo, ma il caso del gender è diverso, perché intorno a questo lemma si è creata una mobilitazione ideologica e politica senza precedenti. Dopo il seminale lavoro di Judith Butler, il femminismo non è stato più lo stesso. Il concetto di genere ha imposto un generale ripensamento delle teorie e dell’organizzazione dei saperi accademici che non è rimasto confinato al dibattito femminista, ma è arrivato nella società civile, diventando uno degli argomenti più dibattuti del nostro tempo.

L’origine di questo sconfinamento va ricercata in due grandi conferenze delle Nazioni Unite, organizzate nel 1994 al Cairo e nel 1995 a Pechino. La prima era una conferenza dedicata alla popolazione e allo sviluppo, mentre la seconda era la conferenza conclusiva di un ciclo dedicato alle donne durato vent’anni, cominciato nel 1975 a Città del Messico. Questi due eventi sono stati molto importanti, al di là dei documenti prodotti, perché hanno rappresentato la legittimazione del concetto di genere in un contesto istituzionale. Nella dichiarazione di Pechino in particolare si leggono per la prima volta espressioni come «politiche di genere», «parità di genere», «prospettiva di genere»,1 assenti nei documenti delle conferenze precedenti, dove si parlava piuttosto di «avanzamento delle donne» o «disuguaglianza delle donne».2

Nello iato di dieci anni tra la conferenza Onu del 1985 a Nairobi e la conferenza di Pechino del 1995, la teorizzazione del concetto di genere si era ormai compiuta e si erano sviluppate le teorie queer,3 fortemente influenzate dal costruttivismo di Foucault (scomparso nel 1984), e collimate nella pubblicazione di Gender Trouble di Judith Butler nel 1990. Le novità introdotte dai nascenti studi di genere, in primis la tesi per cui il genere è un costrutto sociale, furono presto recepite anche dalle tante accademiche e intellettuali che prepararono i materiali della Conferenza di Pechino.

La progressiva sostituzione del termine sesso con genere non passò inosservata. Dale O’Leary, un’osservatrice inviata dall’associazione familista statunitense Family Research Council, raccolse le sue preoccupazioni in un documento intitolato Gender, the Deconstruction of Women, che fece circolare durante il forum delle Ong che si teneva parallelamente alla conferenza.4 Nel documento, O’Leary parlava dell’introduzione della parola gender come di una «minaccia epistemologica»5 che avrebbe portato a un relativismo estremo e alla cancellazione della donna. Incolpava le «femministe radicali» di aver introdotto questo termine quasi con l’inganno per promuovere la loro «agenda». Al termine della conferenza Gender, the Deconstruction of Women fu presentato dalla stessa O’Leary all’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, ovvero al cardinale Ratzinger. Il libro di Christina Hoff Sommers Who Stole Feminism?, che ebbe un grande successo commerciale, confermò la convinzione che anche nel femminismo “genere” fosse un termine mal tollerato.

All’epoca, come ricostruisce il politologo Massimo Prearo,6 si era nel mezzo di una vera e propria rivoluzione democratica, segnata da un processo di secolarizzazione che stava portando ampi



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